Vai ai contenuti
Salta menù
dr.ssa
Logo Fiori per l'Anima
Salta menù
Antonella Napoli
dr.ssa

Il Piccolo Principe e Lewisia

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti

Il Piccolo Principe e Lewisia. Uno studio archetipico di due stelle sulla Terra (Nathalie George)

 
 

 
“Se ami un fiore che vive su una stella,
di notte è dolce guardare il cielo.
Tutte le stelle sono un’esuberanza di fiori.”
Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe
 
 
Il Piccolo Principe è il protagonista dell’omonimo e celebre romanzo scritto dall’autore francese Antoine de Saint-Exupéry. Alcune persone pensano che sia una storia scritta per i bambini, ma in realtà non lo è. Il simbolismo è così potente che può toccarci e insegnarci qualcosa a ogni età. In questo saggio, ripercorreremo rapidamente la storia prima di spiegare il legame tra il Piccolo Principe e il rimedio Lewisia.
 
La vicenda si svolge in un deserto, dove il narratore, che è un aviatore, ha avuto un incidente aereo e sta cercando di riparare il motore. All’improvviso, dal nulla, compare il Piccolo Principe. Noi conosciamo questo personaggio solo tramite gli occhi del narratore. La prima cosa che il Piccolo Principe dice al narratore è la famosa frase: “Per favore… disegnami una pecora,” un modo alquanto strano per presentarsi a qualcuno.
 
 
Il Piccolo Principe proviene dal cielo, più precisamente da un asteroide chiamato B612. Il suo pianeta è molto piccolo e su di esso si trovano tre vulcani che lui spazza con cura. Rimuove anche i semi di baobab (molto pericolosi perché, una volta cresciuto, un baobab distruggerebbe il pianeta). Dalle sue storie, scopriamo che ama guardare i tramonti e prendersi cura di un fiore capriccioso, facilmente irritabile. A un certo punto, decide di intraprendere un viaggio per esplorare l’universo.

 
 

 
 
“Le persone dove vivi tu coltivano cinquemila rose…
 e tuttavia non trovano ciò che cercano…
 Ciò che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa, ma gli occhi sono ciechi.
 Bisogna cercare col cuore.”
Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe
 

Visita sei pianeti, ognuno abitato da un personaggio diverso: un re, un vanitoso, un beone, un uomo d’affari, un lampionaio e un geografo. Su ogni pianeta, il Piccolo Principe non comprende il comportamento di questi individui. Il settimo pianeta è infine la Terra. Vi arriva in mezzo al deserto, stupito dall’immensità del pianeta e colpito dal non trovare esseri umani. Ciononostante, incontra un serpente, metafora della morte, un “biglietto di sola andata” per le stelle. Poi si imbatte in un giardino pieno di rose identiche a quella del suo pianeta. Resta deluso di fronte alla realtà: il suo fiore “unico” è in effetti uno tra tanti. Successivamente, avviene l’avventura più famosa di tutto il libro: l’incontro con la volpe. Quest’ultima gli insegna come relazionarsi e legarsi agli altri.
 
Dopo aver raccontato queste esperienze, torniamo alla situazione presente con l’autore, perché nasce un’urgenza: finiscono l’acqua e devono mettersi in cammino nel deserto alla ricerca di un pozzo. C’è un’altra bellissima metafora in questo capitolo: l’acqua del pozzo non è semplice acqua, ma è ricca dei momenti vissuti durante il cammino per trovarlo. Ed è proprio qui che il Piccolo Principe annuncia al narratore di essere in procinto di tornare a casa, sul suo pianeta. Così, lo prepara alla sua partenza, per poi dirigersi nel deserto in attesa che il serpente “faccia il suo lavoro” (la metafora della morte).
 
Il Piccolo Principe è un essere speciale. Ha sembianze umane, un “ometto” come lo definisce il narratore quando lo incontra. C’è in lui qualcosa di senza età: sembra contemporaneamente giovane e anziano. Il suo aspetto fisico è quello di un bambino, e così pure certi suoi modi di parlare. Altre volte, invece, si esprime come un’anima antica, un saggio che reca un messaggio per l’umanità. Il narratore (e anche il lettore) può trovarsi un po’ spiazzato, chiedendosi quale parte di lui sia presente in un determinato momento.



Facciamo un esempio: si comporta come un bambino quando chiede di disegnare qualcosa, usando l’immaginazione per vedere ciò che va oltre l’immagine reale. Al contrario, usa metafore e simboli con la consapevolezza di un uomo saggio. Ricorda quei bambini molto intelligenti e curiosi, che a volte paiono piccoli adulti o addirittura anime sagge racchiuse in corpi di bimbi. In un istante, possono tornare “alla loro età” e mostrare un’emotività insicura tipica dei bambini, mentre fino a un attimo prima discutevano di argomenti “adulti,” come la morte o l’universo…
 
Emerge così il “profilo da bambino stellare” attraverso il Piccolo Principe…
 
Il Piccolo Principe ha sì un aspetto umano, ma proviene dalle stelle e ne è pienamente consapevole, a differenza di tanti che sembrano non ricordare nulla di ciò che precede la nascita. Per lui, la vera casa non è la Terra, ma il suo asteroide, tra le stelle. La Terra è solo un pianeta che visita durante il suo lungo viaggio.
 
“Allora anche tu vieni dal cielo! Da quale pianeta arrivi?” (Cap. III)
 
“Mi chiedo se le stelle si accendano in cielo perché un giorno ognuno di noi possa ritrovare la propria. Guarda il mio pianeta. È proprio lì sopra di noi. Ma quanto è lontano…” (Cap. XVII)
 
L’altro personaggio che nota subito la purezza del Piccolo Principe è il serpente che, in questa storia, simboleggia la morte, colui che lo aiuterà a tornare a casa.
“Ma tu [Piccolo Principe] sei innocente e vero, e vieni da una stella.”
 
Questa purezza proveniente da un altro regno emerge anche nel suo aspetto fisico: i capelli dorati e lucenti, la sua risata “incantevole.” Oltre all’aspetto esteriore, c’è qualcosa di molto cristallino in lui.
“Ho intravisto un barlume di luce nell’impenetrabile mistero della sua presenza.” (Cap. III)
 
Un aspetto che risuona con LEWISIA è il modo in cui il Piccolo Principe si distingue e, al contempo, resta in disparte rispetto alle persone che incontra. Ogni volta che visita un pianeta e conosce i suoi abitanti, sembra un po’ distaccato da ciò che accade. Nonostante parli con questi personaggi, sentiamo che manca qualcosa nella connessione con loro, come se esistesse un divario tra lui e il resto del mondo. Il Piccolo Principe ripete spesso che “i grandi sono molto strani.” È evidente che non riesce a comprendere il loro comportamento.
 
L’ironia è che ha lasciato il suo pianeta per esplorare il mondo e incontrare persone perché si sentiva solo. Ma quella solitudine interiore è sempre presente, anche quando conosce gente nuova. Il lettore assiste a una mancanza di vera connessione, come se lui non fosse davvero nello stesso spazio o sulla stessa lunghezza d’onda di chi gli sta intorno.
 
A causa della loro coscienza molto espansa, una persona di tipo Lewisia potrebbe provare quello stesso divario, pur conversando con gli altri.
 
“Siate miei amici. Sono solo.” (Cap. XIX)
 
Da qui, possiamo immaginare le caratteristiche di un bambino “indaco,” “autistico” o “stellare.” Queste persone sono estremamente consapevoli di ciò che le circonda, ma allo stesso tempo incapaci di connettersi del tutto, perché avvertono un’enorme distanza tra loro e il mondo.
 
In seguito, accadono due eventi cruciali che determinano un importante cambiamento. Fino a quel momento, il Piccolo Principe sta scoprendo luoghi e persone, adottando un atteggiamento più passivo che attivo. Quando arriva nel giardino pieno di rose simili alla sua, vive la delusione di capire che il suo presunto fiore “unico” non è in realtà così speciale. Questa crisi lo conduce a un nuovo incontro e a un nuovo modo di pensare. Conosce la volpe, che vuole diventargli amica e gli insegna come legare con gli altri, come “addomesticare” e lasciarsi addomesticare. In questo processo, il Piccolo Principe ha una parte attiva e diventa allievo consapevole. La volpe gli insegna che la pazienza e il tempo trascorso insieme all’inizio di ogni relazione sono valori fondamentali, la base dell’amore.
 
“Ed ecco il mio segreto, un segreto semplicissimo: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” (Cap. XXI)
 


In questo modo, il Piccolo Principe capisce che il suo fiore è speciale perché si sono addomesticati a vicenda. Doveva fare l’esperienza diretta di tutto questo.
Poi, da quel momento in cui il Piccolo Principe fa da studente, si trasforma a sua volta in maestro per il narratore. Quando si ritrovano in una situazione critica, senza acqua in mezzo al deserto, la ricerca di un pozzo diventa un’esperienza preziosa per entrambi. Il Piccolo Principe riesce a trasmettere ciò che ha imparato grazie all’esperienza, vivendone un’altra insieme all’autore. Quando bevono l’acqua del pozzo, infatti, non è solo semplice acqua: è carica di tutto ciò che hanno condiviso lungo il percorso.
 
“Quell’acqua era davvero qualcosa di diverso dal solito nutrimento. La sua dolcezza era nata dal cammino sotto le stelle, dal canto della carrucola, dallo sforzo delle mie braccia. Era buona per il cuore come un regalo.” (Cap. XXV)
 
Attraverso quella ricerca, il Piccolo Principe trasmette ciò che sta dietro le apparenze e offre un secondo dono al narratore:
“Ciò che conta davvero è ciò che non si vede.” (Cap. XVI)
 
Questa è una storia splendida per le persone di tipo Lewisia. Esse vengono sulla Terra portando con sé il dono prezioso del ricordo di ciò che c’era prima della nascita, un barlume di memoria antica. Anche se questo ricordo non è del tutto cosciente, conservano in qualche modo la consapevolezza della loro essenza spirituale e dell’immensa vastità dell’anima.
Tale dono non è facile da gestire. Per questi esseri umani “speciali,” con un’anima così espansa, abbracciare la vita sulla Terra può risultare molto difficile, soprattutto relazionarsi con coloro che non condividono la stessa visione. Il rimedio Lewisia fornisce loro tutto il sostegno necessario per sentire quella connessione cristallina, “stellare,” e la grandezza dell’anima, pur dentro la “densità” che possono avvertire a causa dell’incarnazione.
Queste anime hanno davanti a sé un percorso meraviglioso: sperimentare amore e connessione con gli altri, unendo ciò alla loro consapevolezza spirituale. È una lezione stupenda. Le persone “stellari” possono diventare straordinari maestri spirituali. Grazie alla loro consapevolezza, una volta compreso come stabilire relazioni profonde, possono aiutare gli altri ad aprirsi a quella dimensione e a realizzare la propria missione sulla Terra.
 
 
“Il Respiro Spirituale della vita rende la mia anima sconfinata.
Ne respiro l’abbondanza nel Tempio del mio Corpo.
Il mio Sé Stellare infinito trova la sua Casa. Il mio Sé Bambino, appena nato, sente il suo Cuore.”
(Affermazione Lewisia di Patricia Kaminski)
 
 
 



 
 
 
 
Informazioni su Nathalie George
Nathalie George è un’osteopata francese che lavora a Parigi. Fin da bambina desiderava intraprendere una professione legata alla guarigione. Da adolescente ha incontrato l’osteopatia, innamorandosi all’istante di questo tipo di medicina manuale. All’incirca nello stesso periodo, le fu somministrata per la prima volta una formula di Fiori di Bach, e ne rimase affascinata dai risultati. La sua passione per la connessione tra corpo, mente e spirito è cresciuta costantemente. Dopo la laurea in Osteopatia, ha studiato i Fiori di Bach, per poi recarsi in California a studiare con la Flower Essence Society. Nathalie usa i rimedi floreali insieme all’approccio osteopatico, come supporto per far emergere la salute nei pazienti. Entrambi gli approcci si basano su principi naturali che creano una sinergia preziosa nel percorso di guarigione.

 
Bibliografia
  • Le Petit Prince, di Antoine de Saint-Exupéry      (versione in francese)
  • The Little Prince, di Antoine de Saint-Exupéry, traduzione di Katherine Woods
  • Flower Essence Repertory, di Patricia Kaminski e Richard Katz
  • Range of Light, Celebrating the Soul of the Sierras, di Patricia Kaminski e Richard Katz
  • Lewisia, Spiritualization and Sensitivity sul FES Blog (non più disponibile sul sito)
  • Affirmation Set Cards di Patricia Kaminski

Scritto tratto da https://www.flowersociety.org/little-prince-lewisia.html
Liberamente tradotto da Antonella Napoli


Se questo argomento è stato di tuo interesse e vuoi approfondirlo o trovare una soluzione personalizzata per te: Contattami
La floriterapia non è una terapia medica, non costituisce diagnosi e cura medica e non la sostituisce in alcun modo. Le essenze floreali non sono farmaci e non hanno alcun effetto biochimico sull'organismo, ma agiscono solo sugli stati d'animo a livello emozionale in quanto non contengono particelle attive. Tutti gli esperimenti di autocura, interruzione o di riduzione arbitraria del dosaggio di farmaci prescritti, condotti al di fuori del controllo medico, ricadono esclusivamente sotto la responsabilità di chi li effettua.
Dr.ssa Antonella Napoli, Psicologa e floriterapeuta, P.I. 001355428886 Iscrizione OPL 16607
Torna ai contenuti