dr.ssa
Logo Fiori per l'Anima
Antonella Napoli
dr.ssa
Vai ai contenuti

Carl Gustav Jung Il simbolismo del mandala (di Ruthm Gh)

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti




Definizione del mandala
 
In sanscrito, mandala significa cerchio, in particolare cerchio magico, ma in senso più ampio rappresenta mezzi ausiliari di concentrazione e meditazione costruiti a partire da cerchi e forme derivate dal cerchio, come fiori o ruote, nell’ambito indo-buddista e anche nel Tibet lamaista. Tali strutture sono di solito sono disegnati e dipinti, ma sono anche usati architettonicamente come progetti nella costruzione di templi. In senso proprio sono riproduzioni spirituali dell'ordine del mondo, spesso combinate con elementi derivati dal quadrato. La direzione verso un centro tende alla concentrazione e alla meditazione. Al centro del mandala, a seconda della dottrina e al grado di iniziazione, ci sono vari simboli.

Come aiuti per la meditazione, queste immagini di mandala sono designate con il nome sanscrito di yantra. Sono utilizzati nelle tecniche di visualizzazione in cui, dopo aver contemplato a lungo un mandala e memorizzato le sue intricate figure, si chiudono gli occhi e si cerca di rappresentarlo internamente in tutti i suoi dettagli. Di tanto in tanto si aprono gli occhi e si confronta con l'originale. Una volta che il praticante acquisisce una maggiore esperienza, la tecnica diventa più complicata facendo scomparire ciascuno dei suoi componenti nell'immagine mentale, in un ordine rigoroso fino a diventare un vuoto assoluto. Poi si comincia a popolare quello spazio mentale – nello stesso ordine di scomparsa – fino a ricostruire il mandala nella sua interezza.

Non si deve pensare che la rappresentazione plastica del mandala sia una peculiarità solo dei buddisti. Hanno solo elaborato con maggiore precisione un'intuizione antichissima di origine assiro-babilonese. È prima di tutto un cosmogramma, una proiezione geometrica dell'intero universo nel suo schema essenziale, nel suo processo di emanazione e riassorbimento (i giorni e le notti di Brahma). Lo stesso principio regola la costruzione dei templi, ogni tempio è un mandala. L'ingresso al tempio non è solo un luogo consacrato, ma è l'ingresso al “mysterium magnus”. Chi compie il rito della circonvalazione secondo le regole prescritte, passa attraverso il meccanismo segreto del mondo, fino a quando non viene trasfigurato accanto al sancta sanctorum, poiché quando raggiunge il centro mistico dell'edificio sacro si identifica con l'unità primordiale.

Il mandala è il paradigma dell'evoluzione e dell'involuzione cosmica nel suo ritorno al centro dell'universo. Ma simboleggia anche il riflusso dell'esperienza della psiche alla ricerca dell'unità della coscienza per scoprire il principio ideale delle cose. Non è solo un cosmogramma ma anche uno psicogramma, il simbolo della disgregazione dell'uno nel molteplice e della reintegrazione del molteplice nell'uno, nella coscienza assoluta, intera e luminosa, che dovrebbe risplendere nel profondo del nostro essere. L'uomo ha al centro di sé il principio recondito della propria vita, l'essenza misteriosa, il punto luminoso della coscienza da cui si irradiano le facoltà psichiche. Egli ha la vaga intuizione di quella luce che potrebbe brillare dentro di sé, espandendosi e diffondendosi verso piani spirituali.

Quando il pittore dell'India o del Tibet disegna un mandala, non obbedisce ad un arbitrio della fantasia: segue una precisa tradizione che gli insegna a rappresentare in modo speciale il dramma stesso della sua anima. Non dipinge le immagini di un'icona, ma rovescia i fantasmi del suo Sè profondo e così li conosce, e così se ne libera.



 
Il Mandala in Psicoterapia
 
Nelle sue memorie, Jung racconta che durante la prima guerra mondiale, come comandante di un campo di prigionia in Svizzera, iniziò a disegnare ogni mattina un mandala che - secondo lui - rifletteva il suo stato d'animo interiore. Era come una radiografia della sua psiche. In esso, ha osservato sottili cambiamenti nella sua crescita personale. Era come se si armonizzasse attorno a un nucleo, un punto centrale, un centro magnetico che lo conduceva verso una graduale integrazione. In quel punto centrale si condensavano tutte le sue possibilità, in attesa di dispiegarsi per arrivare a uno sviluppo pieno e armonico, proprio come un direttore d'orchestra dà vita a ciò che è scritto in un linguaggio codificato.

All'inizio capì molto poco cosa significasse, ma a poco a poco si rese conto che stava vivendo un'esperienza straordinariamente significativa: quei disegni erano resoconti quotidiani del lavoro interiore che questo punto centrale stava compiendo in lui. Ha capito che la meta dello sviluppo dell'individuo è il suo Sè, che la sua evoluzione non è lineare ma a spirale, in una circonvalazione ascendente che si avvicina sempre di più al centro e al vertice di quella spirale.
Ha continuato a fare ricerche e a disegnare mandala, soprattutto quando nella sua pratica di psichiatra ha iniziato a vedere i suoi pazienti fare disegni spontanei che si sono evoluti man mano che progredivano in quello che chiamò il "processo di individuazione". Questi disegni divennero sempre più definiti e armoniosi durante questo periodo. Alcuni apparivano nei sogni dei pazienti e li disegnavano per rendere più esplicita la storia del loro sogno.

 Come fenomeno psicologico, compaiono spontaneamente nei sogni in determinati stati di conflitto, anche in alcuni casi di schizofrenia. Spesso contengono una quaternità o un multiplo di quattro, come una croce, un quadrato, un ottagono. Di solito compaiono nei casi di dissociazione o disorientamento psichico quando la persona si sente intrappolata tra impulsi divergenti di pari potenza, che producono una sensazione di lacerazione interiore. Alcuni ne sono consapevoli e dicono: "Ho bisogno di concentrarmi". Succede anche all'inizio di uno stato schizofrenico, quando il paziente inizia a sentire che la sua visione del mondo si sta confondendo a causa dell'invasione di contenuti dell'inconscio che non è in grado di elaborare. I mandala possono quindi apparire come un'istanza salvatrice (I salvagenti non sono circolari?). È possibile osservare come l'immagine regolatrice di un cerchio si imponga – compensando il disordine e la confusione della psiche – mostrando un punto centrale attorno al quale si organizza la molteplicità dispersa e contraddittoria di elementi apparentemente inconciliabili. Come figura archetipica, porta con sé un impulso ancestrale di autoguarigione che non ha origine nella riflessione cosciente.

Mentre i mandala rituali mostrano sempre uno stile definito e un numero limitato di motivi tipici nel loro disegno, i mandala individuali presentano una ricchezza illimitata di simboli o riferimenti simbolici. Il suo fondamento è la rappresentazione di una contraddizione tra il Sé e l'Io, essendo il primo la totalità della nostra psiche – compreso l'inconscio – e il secondo solo un punto di riferimento della nostra coscienza. Spesso appaiono in serie, mostrando una sequenza di stati disordinati, caotici, pieni di conflitto e angoscia. Queste immagini dipinte con grande devozione, a volte da mani inesperte come quelle di un bambino, sono yantra alla maniera indù, strumenti di concentrazione, meditazione e visione introspettiva, che permettono realizzare l'esperienza interiore di un porto sicuro, di riconciliazione e di totalità.

La volontà cosciente non può raggiungere una tale unità simbolica, perché la coscienza è solo una parte di qualcosa. Il suo avversario è l'inconscio collettivo, che non comprende alcun linguaggio della coscienza. C'è, quindi, bisogno di simboli magicamente efficaci che contengano quegli analogismi primitivi che parlano all'inconscio. È solo attraverso il simbolo che l'inconscio può essere raggiunto ed espresso. Per questo, secondo Jung, il processo di individuazione non può mai astenersi dai simboli. Il simbolo è, da un lato, l'espressione primitiva dell'inconscio e, dall'altro, un'idea che corrisponde al più alto grado di intuizione che può essere dato alla coscienza.


Scritti tratti da https://issuu.com/ruthmgh/docs/carl_gustav_jung_-_el_simbolismo_de
Liberamente tradotto da Antonella Napoli - Le parti in neretto, i titoli e la formattazione e le immagini non sono dell'autore, ma le ho inserite per una più veloce e scorrevole lettura


Se questo argomento è stato di tuo interesse e vuoi approfondirlo o trovare una soluzione personalizzata per te: Contattami
La floriterapia non è una terapia medica, non costituisce diagnosi e cura medica e non la sostituisce in alcun modo. Le essenze floreali non sono farmaci e non hanno alcun effetto biochimico sull'organismo, ma agiscono solo sugli stati d'animo a livello emozionale in quanto non contengono particelle attive. Tutti gli esperimenti di autocura, interruzione o di riduzione arbitraria del dosaggio di farmaci prescritti, condotti al di fuori del controllo medico, ricadono esclusivamente sotto la responsabilità di chi li effettua.
Dr.ssa Antonella Napoli, Psicologa e floriterapeuta, P.I. 001355428886 Iscrizione OPL 16607
Torna ai contenuti