MUJER SOLA - TIA SOLERA - Repertorio La Cancion de Eva - Fiori per l'anima

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Antonella Napoli
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MUJER SOLA - TIA SOLERA - Repertorio La Cancion de Eva

Floriterapia > Fiori sudamericani > La cancion de Eva

Nome: Calochortus luteus

Donna sola - zia celibe. Archetipo di Estia
È la donna saggia, introversa e concentrata nella sua esperienza interna. Considera che occuparsi dei lavori domestici non sia un carico ma un'attività che in se stessa è significativa. Silenziosa, poco legata ai risultati, al potere o a qualunque ricerca di prestigio o notorietà; senza attaccamento alle cosa esteriori. Normalmente ha poche ma leali amicizie, la sessualità non ha particolare importanza nella sua vita ma quando la sperimenta può essere molto passionale. Non ha bisogno di un uomo per sentirsi piena ma se trova un compagno è una buona e tradizionale moglie. Normalmente sono donne anonime a cui piace passare inosservate ed a cui la mancanza di sfondi istituzionali e formali può farle sentire perse.
D'altra parte è la donna che accompagna, che è sempre disposta al servizio dei suoi cari e che gode della felicità di essi benché si risenta esclusa dal potere raggiungere quello che gli altri godono.
Per lavorare sull'avarizia.
Colore del fiore: gialla in differenti toni con un circolo rosso marrone.
Metallo: piombo
Corpo fisico: milza, midollo osseo, malattie croniche, scheletro, contratture, sclerosi, cisti, diminuzione di secrezioni, orecchio sinistro.

Miti e Leggende relative ad Estia

Estia, nella mitologia greca, era la dea del fuoco che arde in ogni focolare rotondo. Esiodo la indica come figlia primogenita di Crono e di Rea, la più anziana nella prima generazione degli dèi dell'Olimpo. Suoi fratelli e sorelle, in ordine di nascita, sono: Demetra, Era, Ade, Poseidone e Zeus.

Estia è la meno conosciuta fra le divinità più importanti dell'antica Grecia. Era tuttavia tenuta in grande onore, veniva invocata e riceveva le offerte migliori in ogni sacrificio che i mortali presentavano agli dèi. Fece voto di castità, non perché non fosse bella; infatti sia Poseidone sia Apollo chiesero la sua mano a Zeus che però, data la decisione della sorella di restare vergine ed evitando così un possibile concorrente al trono, respinse le loro proposte.
Dopo un banchetto Priapo, ubriaco, tentò di farle violenza, ma un asino col suo raglio svegliò la dea che dormiva e gli altri dèi, che lo costrinsero a darsi alla fuga. L'episodio ha un carattere di avvertimento aneddotico per chi pensi di abusare delle donne accolte in casa come ospiti, sotto la protezione del focolare domestico: anche l'asino simbolo della lussuria condanna la follia criminale di Priapo.

Insieme alla sua equivalente divinità romana, Vesta, non era nota per i miti e le rappresentazioni che la riguardavano, e fu raramente rappresentata da pittori e scultori con sembianze umane, in quanto non aveva un aspetto esteriore caratteristico: la sua importanza stava nei rituali simbolizzati dal fuoco. Suo simbolo era il cerchio e la sua presenza era avvertita nella fiamma viva posta nel focolare rotondo al centro della casa e nel braciere circolare nel tempio di ogni divinità. Ogni città, nell'edificio principale, aveva un braciere comune, il pritaneo, dove ardeva il fuoco sacro di Estia, che non doveva spegnersi mai. Poiché le città erano considerate un allargamento del nucleo familiare, era adorata anche come protettrice di tutte le città greche. Nelle famiglie, il fuoco di Estia provvedeva a riscaldare la casa e a cuocere i cibi. Il neonato diventava membro della famiglia dopo cinque giorni dalla nascita, con un rito in cui il padre lo portava camminando attorno al focolare. La novella sposa portava il fuoco preso dal braciere della famiglia di origine nella sua nuova casa, che solo così veniva consacrata. I coloni che lasciavano la Grecia , portavano con sé una torcia accesa al pritaneo della loro città natale, il cui fuoco sarebbe servito a consacrare ogni nuovo tempio ed edificio. Un rito che sopravvive anche nelle Olimpiadi moderne.

Estia provvedeva il luogo dove sia la famiglia che la comunità si riunivano insieme: il luogo dove si ricevevano gli ospiti, il luogo dove fare ritorno a casa, un rifugio per i supplici. La dea e il fuoco erano una cosa sola e formavano il punto di congiunzione e il sentimento della comunità, sia familiare che civile.
(tratto da http://it.wikipedia.org)

La floriterapia non è una terapia medica, non costituisce diagnosi e cura medica e non la sostituisce in alcun modo. Le essenze floreali non sono farmaci e non hanno alcun effetto biochimico sull'organismo, ma agiscono solo sugli stati d'animo a livello emozionale in quanto non contengono particelle attive. Tutti gli esperimenti di autocura, interruzione o di riduzione arbitraria del dosaggio di farmaci prescritti, condotti al di fuori del controllo medico, ricadono esclusivamente sotto la responsabilità di chi li effettua.
Dr.ssa Antonella Napoli, Psicologa e floriterapeuta, P.I. 001355428886 Iscrizione OPL 16607
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