Quando sparisce e poi torna: il “rimpiattinare” (submarining) (Antonella Napoli)
Articoli > 2025
Durante una chiacchierata sul lessico delle relazioni, parlando del termine inglese submarining, e lamentandomi che troppo spesso nel linguaggio di oggi sono utilizzati termini inglesi, il mio amico Luca Conti (che ha una lunga esperienza da traduttore) mi ha lanciato un’idea brillante: tradurre “submarining” con “rimpiattinare”. Mi si è subito accesa una lampadina. In italiano rimpiattare significa letteralmente “nascondere, celare”. È un verbo agile, visivo, quasi ironico, che a pensarci bene, descrive perfettamente quel comportamento per cui una persona sparisce all’improvviso da una relazione e poi riappare come nulla fosse, senza una riga di spiegazione. E così è nato “rimpiattinare”: una parola nuova, un piccolo neologismo per indicare un’esperienza purtroppo fin troppo comune.
Che cos’è il "rimpiattinare" (submarining)
Ghosting, zombieing e submarining: le differenze
Perché lo si fa? Motivazioni psicologiche ed emotive
L’impatto su chi subisce il submarining (rimpiattinare)
Floriterapia per affrontare il submarining
Per chi "rimpiattina"
Per chi subisce il rimpiattinare
Piccole pratiche di “igiene relazionale”
Concludendo: sii consapevole!
Che cos’è il "rimpiattinare" (submarining)
In ambito sentimentale (o anche nelle amicizie), “rimpiattinare” significa sparire improvvisamente da una relazione senza dare spiegazioni (il classico
ghosting) e poi riapparire dopo un po’ di tempo comportandosi come se nulla fosse accaduto. In altre parole, descrive l’alternanza opportunistica tra fasi di assenza totale e ricomparse improvvise, il tutto evitando accuratamente qualsiasi chiarimento, assunzione di responsabilità o riparazione emotiva per la ferita causata dall’abbandono.Ghosting, zombieing e submarining: le differenze
Questi termini inglesi, diventati comuni, descrivono sfumature diverse di un comportamento simile: l’interruzione improvvisa di una relazione. Ghosting è ormai noto a tutti ed è la scomparsa netta, senza spiegazioni: all’improvviso l’altra persona smette di farsi viva, non risponde più a messaggi o chiamate, e di fatto esce dalla nostra vita senza alcun chiarimento. Una variante più recente è il cosiddetto zombieing: in questo caso chi era “morto e sparito” ricompare dal nulla, ma lo fa in modo minimo e ambiguo, ad esempio lascia un like a un nostro post, visualizza le nostre storie, oppure invia un messaggio casuale tipo “Ehi, come va?”. Questo ritorno da “zombie” è un contatto blando e disorientante: la persona riemersa dà un segnale della propria presenza, ma senza offrire spiegazioni, lasciando l’altro perplesso sul da farsi.
Il submarining (che qui chiamiamo rimpiattinare) invece va oltre. La persona che era sparita torna a farsi viva con un coinvolgimento pieno: riprende a mandare messaggi regolarmente, propone di vedersi e magari ricerca di nuovo anche l’intimità, comportandosi come se nulla fosse accaduto. La caratteristica peculiare del submarining è proprio questa: c’è un ritorno totale nella vita dell’altro, ma senza alcuna menzione né scusa per la sparizione improvvisa che c’è stata. In pratica è una forma di ghosting seguita da un tentativo di “reset” della storia, come se si potesse riprendere dal punto in cui era stata interrotta ignorando deliberatamente il vuoto creato nel frattempo.Perché lo si fa? Motivazioni psicologiche ed emotive
Viene spontaneo chiedersi: perché una persona si comporta in questo modo? Non esiste un unico profilo psicologico del “rimpiattinatore”, ma nella mia esperienza emergono alcune dinamiche emotive ricorrenti.
Evitamento del conflitto e dell’intimità: Gli esperti concordano che questi comportamenti affondano le radici in dinamiche di attaccamento: chi li mette in atto in realtà brama l’intimità, ma ne è terrorizzato. La vicinanza emotiva, specie quando una relazione inizia a farsi più profonda, attiva paure inconsce, come quella di dipendere troppo dall’altro, di essere visti davvero per ciò che si è, o di deludere le aspettative. Chi ha questa predisposizione (in termini psicologici, uno stile di attaccamento di tipo evitante) tende a fuggire non appena il legame richiede maggior impegno. Sparire improvvisamente diventa un modo per allontanarsi dalla relazione quando la situazione si fa troppo intensa; la riapparizione avviene solo in un secondo momento, quando l’ansia iniziale si è placata e la persona sente di poter ritentare alle proprie condizioni.
Un’altra motivazione frequente è di natura narcisistica: il “rimpiattinatore” utilizza l’altra persona come stazione di rifornimento del proprio ego. Invece di coltivare un affetto reciproco, tende a riemergere quando ha bisogno di attenzioni, conferme e desiderio altrui per sentirsi valido. Spesso, infatti, il ritorno improvviso non avviene perché chi era sparito abbia davvero riscoperto sentimenti sinceri verso di noi, ma più banalmente perché si sente solo, annoiato o insicuro e cerca qualcuno che lo faccia stare meglio dandogli gratificazione. In questa dinamica, l’altro viene trattato come un serbatoio emotivo da cui attingere a piacimento, senza preoccuparsi delle conseguenze affettive che questi tira e molla producono.
Poi esiste anche una ambivalenza e immaturità relazionale. Il desiderio e paura convivono: da un lato queste persone vogliono sentirsi amate e tornano a cercare il partner quando ne sentono il bisogno, dall’altro non sono pronte (o disposte) a sostenere il peso di un legame continuativo. Ne risulta un comportamento intermittente e impulsivo: non c’è un progetto affettivo coerente, ma si assecondano i bisogni del momento. Questa immaturità fa sì che il “rimpiattinatore” non rifletta a fondo sulle conseguenze delle proprie azioni sull’altra persona, come farebbe invece un adulto emotivamente responsabile.
Infine, non vanno trascurati i modelli relazionali appresi e la storia personale di chi agisce in questo modo. Spesso chi pratica il rimpiattinare ha alle spalle esperienze che hanno reso difficile sviluppare una fiducia stabile nel prossimo: ad esempio, potrebbe essere cresciuto in una famiglia con confini emotivi confusi o con figure di riferimento incostanti (magari genitori a tratti iper-presenti e affettuosi, a tratti assenti e freddi), come abbiamo visto avere avuto un attaccamento evitante, oppure aver sviluppato un attaccamento insicuro a causa di ripetuti abbandoni e rifiuti subiti in passato. Questi precedenti creano un imprinting per cui l’instabilità e l’alternanza presenza/assenza vengono inconsciamente percepite come “normali” in una relazione. In assenza di un percorso di consapevolezza, è facile quindi che la persona finisca per replicare ciò che ha imparato, anche se è doloroso e disfunzionale.
L’impatto su chi subisce il submarining (rimpiattinare)
Abbiamo visto le possibili motivazioni di chi sparisce e riappare; ma dall’altra parte, che cosa vive chi subisce questo comportamento? Essere rimpiattinati, ovvero essere prima coinvolti in una relazione apparentemente promettente, poi improvvisamente lasciati nel silenzio e infine ritrovarsi l’altro di nuovo davanti come se nulla fosse, è un’esperienza destabilizzante e dolorosa.
In primo luogo si genera una profonda confusione, spesso accompagnata da auto-colpevolizzazione: chi viene lasciato senza spiegazioni tende a chiedersi ossessivamente dove abbia sbagliato, quale suo errore possa aver causato la fuga dell’altro. A questa fase di smarrimento segue una forte ansia da abbandono: nell’incertezza, la persona rimasta in sospeso resta in allerta costante, sperando in un cenno o un messaggio che faccia capire cosa stia succedendo. Questa attesa vigile può durare giorni, settimane o mesi, e mantiene l’individuo in uno stato di ipervigilanza emotiva (ci si ritrova a controllare di continuo il telefono, a rivivere le ultime conversazioni alla ricerca di indizi, a chiedersi continuamente se ho fatto qualche cosa di sbagliato, se tornerà o mi scriverà.
Quando poi il submariner effettivamente riappare, la vittima prova un misto di sollievo e incredulità. Da un lato c’è il conforto immediato di vedere l’altro tornare (segno che il legame non era sparito per sempre); dall’altro l’assenza di spiegazioni lascia comunque un retrogusto amaro e un senso di irrisolto. Molte persone, in questa situazione, finiscono per accogliere il ritorno pur di salvare la relazione, e così facendo rischiano di vedere erosi i propri confini personali: si accettano condizioni che normalmente non si tollererebbero, si perdona senza aver avuto alcuna scusa né chiarimento, insomma si fa finta che tutto vada bene pur di non perdere di nuovo l’altro.
Si innesca così un circolo vizioso. La riapparizione improvvisa porta un sollievo nel breve termine e alimenta la speranza che “questa volta sarà diverso”, ma se non si affronta apertamente l’accaduto, il copione tossico resta in piedi. Chi ha “rimpiattinato” non si assume davvero responsabilità e, sentendosi in un certo senso perdonato senza conseguenze, si sentirà libero di sparire di nuovo quando vorrà. Ogni nuovo abbandono va a riaprire e aggravare la ferita emotiva di chi lo subisce, rendendo ancora più difficile voltare pagina e minando profondamente la fiducia della persona sia in quel rapporto, sia (a lungo andare) nelle relazioni future.
Floriterapia per affrontare il submarining
Di fronte a queste dinamiche dolorose, può essere utile affiancare al lavoro psicologico anche un supporto dolce come la floriterapia. I rimedi floreali (come i Fiori di Bach, le essenze californiane o i fiori australiani del Bush) agiscono in modo sottile sull’equilibrio emotivo e possono offrire un aiuto sia a chi perpetra il comportamento del “rimpiattinare”, sia a chi lo subisce, anche se con obiettivi diversi. Di seguito propongo alcune essenze floreali per entrambi i ruoli di questa dinamica: naturalmente le descrizioni sono generiche e andrebbero personalizzate sul singolo caso (meglio se con l’aiuto di un terapeuta esperto di questi rimedi).
Per chi "rimpiattina"
Chi tende a rimpiattinare in una relazione di solito presenta tratti come l’evitamento del confronto, una certa immaturità affettiva, una componente di narcisismo relazionale e scarsa empatia verso i sentimenti altrui. L’obiettivo del lavoro con i fiori, in questo caso, è aiutare la persona a passare dal ritiro opportunistico alla responsabilità affettiva: imparare a dire la verità, a confrontarsi invece di fuggire e a riparare i legami in modo maturo dopo gli inevitabili momenti di difficoltà. Ecco alcune essenze utili per lavorare su questi aspetti tenendo presente che sono utili per aiutare la persona a riconoscere le proprie paure e fragilità, così da non rifugiarsi più nell’evitamento ma imparare a restare presente nella relazione, comunicando in modo sincero e maturo anche di fronte alle difficoltà:
Fiori di Bach:
- CHICORY: quando l'amore si trasforma in possessività mascherata da premura. Tende a controllare e trattenere l’altro, magari ricorrendo a piccole manipolazioni o “ricatti” affettivi per paura di perderlo. L'essenza aiuta a passare da questo atteggiamento soffocante a una forma di amore più disinteressata e generosa, in cui ci si prende cura dell'altro senza volerlo possedere.
- VINE: personalità dominanti e inflessibili, quelle del “si fa come dico io”. Lavora sulla durezza di cuore e sulla prepotenza, ammorbidendo l’approccio relazionale. Favorisce lo sviluppo di una leadership naturale ma empatica e responsabile, che rispetta i sentimenti e i bisogni altrui invece di imporre la propria volontà.
- VERVAIN: animato da uno zelo eccessivo e tende a imporre agli altri le proprie idee “per il loro bene”. Chi è in stato Vervain crede di avere sempre ragione e fatica a rallentare, ascoltando poco le prospettive altrui. Questo fiore aiuta a ritrovare misura e tranquillità interiore, incoraggiando l’ascolto sincero degli altri e il rispetto dei loro confini – senza spegnere la passione, ma rendendola più equilibrata e condivisibile.
- HEATHER: Indicato per chi è eccessivamente centrato su di sé e bisognoso di attenzione costante, al punto da trasformare ogni conversazione in un monologo. In questo stato, la persona ascolta poco e parla molto, cercando continuamente conferme e approvazione. Molto utile nelle persone narcisiste, aiuta a sviluppare una maggiore capacità di ascolto autentico e reciprocità: la persona impara a uscire dal proprio egocentrismo e a mostrare un interesse genuino per l’altro, condizione fondamentale per costruire una vera intimità.
Essenze californiane (FES):
- SUNFLOWER: Indicato per riequilibrare l’immagine di sé quando oscilla tra estremi opposti, una percezione grandiosa di sé alternata a sentimenti di inferiorità o insicurezza. Aiuta a integrare queste polarità, portando a un ego più saldo, luminoso e autentico. La persona può così manifestare la propria personalità in modo caloroso e positivo, senza dover costantemente cercare conferme dagli altri né, al contrario, dover dominare la scena per sentirsi forte.
- YELLOW STAR TULIP: È un’essenza che affina la percezione empatica. Si utilizza quando qualcuno fatica a cogliere le emozioni altrui o a rendersi conto dell’effetto che i propri comportamenti hanno sugli altri. Sviluppa l’empatia profonda: aiuta ad ascoltare oltre le parole, a sentire le sfumature emotive dell’altro e a diventare più sensibili alle conseguenze delle proprie azioni. In pratica insegna a mettersi nei panni altrui, qualità che manca in chi agisce incurante dell’impatto emotivo che provoca.
- PINK MONKEYFLOWER: Consigliato quando, alla base del continuo fuggire e tornare, c’è la vergogna di mostrarsi vulnerabili. Chi si nasconde in questo modo spesso teme di apparire debole o “non abbastanza”, e per vergogna evita il confronto e i momenti di autentica vicinanza. L’essenza infonde coraggio: aiuta ad accettare la propria vulnerabilità e a esprimere le emozioni con onestà, anziché dileguarsi. Insegna che aprirsi e mostrarsi per ciò che si è (con le proprie paure e insicurezze) non è affatto un difetto, ma anzi può rafforzare il legame con l'altro e portare la relazione su un piano più vero.
Essenze australiane (Australian Bush Flower Essences):
- BOAB: Questo fiore australiano è noto per la sua capacità di interrompere i pattern negativi ereditati dalla famiglia o dagli antenati. Può essere indicato per chi si rende conto di ripetere schemi disfunzionali appresi nell’ambiente familiare, come il distacco emotivo, la difficoltà a esprimere affetto o la tendenza a evitare l’impegno (magari retaggio di figure genitoriali fredde o assenti). Aiuta a “spezzare la catena” di questi condizionamenti transgenerazionali, liberando la persona dall'influenza del passato. In questo modo diventa più facile non rivivere gli stessi errori relazionali di chi l’ha preceduta e aprirsi a modalità di relazione più sane.
- BOTTLEBRUSH: preziosa nei momenti di transizione e cambiamento, che spesso sono punti critici per chi tende a fuggire dalle relazioni. Bottlebrush supporta nel passaggio da una fase all’altra della vita e del rapporto: ad esempio, aiuta nell’evoluzione da un flirt leggero a una relazione più seria, o dal vivere in totale autonomia all’iniziare una convivenza. Invece di scappare di fronte a questi snodi importanti, la persona impara ad accogliere il cambiamento, lasciando andare il passato e affrontando con serenità le nuove responsabilità e intimità che il rapporto richiede, senza sentirsi sopraffatta.
Per chi subisce il rimpiattinare
Chi invece ha subìto questo comportamento tossico si ritrova spesso con l’autostima incrinata, i confini personali indeboliti e un dolore difficile da elaborare. In questo caso, il percorso con i fiori ha l’obiettivo di aiutare a spezzare il ciclo di dipendenza emotiva e a ritrovare la centratura su di sé. Si lavorerà quindi sul rafforzamento dei confini, sulla guarigione delle ferite emotive e sul recupero della fiducia in se stessi (e negli altri).
Ecco alcune essenze utili per chi si trova in questa situazione con l’obiettivo di aiutare la persona a passare dall’atteggiamento passivo (di chi subisce e spera che l’altro cambi) a una posizione attiva, in cui sa mettere limiti chiari, protegge la propria dignità e, se necessario, chiude o ridefinisce il rapporto con lucidità e amor proprio.
Fiori di Bach:
- CENTAURY: È il fiore per chi “non sa dire di no”. Spesso le vittime di rimpiattinare sono persone molto disponibili e altruiste, che tendono a mettere i bisogni altrui prima dei propri e a dire sempre di sì per paura di deludere o perdere l’altro. Centaury aiuta a riappropriarsi della propria volontà e forza interiore, insegnando a dire no quando è necessario. Questo rimedio infonde un’assertività gentile: la persona impara a stabilire confini più sani e a rispettare se stessa, senza sentirsi in colpa per aver fatto valere i propri limiti.
- HEATHER: Può sorprendere trovare Heather anche in questo elenco, dato che è noto come il fiore “dell’egocentrismo”. In realtà, dopo una ferita emotiva importante, è facile chiudersi nel proprio guscio di dolore e finire per parlare solo della propria sofferenza, ossessionati dal proprio malessere e con un bisogno continuo di attenzioni e di essere amati anche in situazioni tossiche. Heather aiuta a spezzare questa ruminazione costante sul proprio dolore. Da un lato incoraggia un sano ascolto di sé (riconoscere e validare le proprie emozioni senza però crogiolarsi nel vittimismo); dall’altro sprona a riaprire il dialogo con il mondo, evitando l’isolamento. In sostanza, ristabilisce equilibrio tra il bisogno di esprimere la propria pena e la capacità di uscire da sé per tornare a vivere pienamente, recuperando l’interesse per ciò (e chi) ci circonda, senza la necessità di dipendere da qualcun altro.
- CHESTNUT BUD: serve a “imparare la lezione” dalle esperienze passate. Capita infatti che chi ha subìto un torto in amore, per ingenuità o per speranza, finisca per ripetere gli stessi errori. Chestnut Bud aiuta a rompere questo schema: favorisce l’elaborazione dell’esperienza, facendo sì che la persona tragga un vero insegnamento da quanto accaduto. In altre parole, aiuta a non perseverare negli autoinganni: grazie a questo fiore diventa più facile riconoscere per tempo i segnali d’allarme nelle relazioni future, così da evitare di ricadere in dinamiche simili e proteggersi prima che il danno sia fatto di nuovo.
- LARCH: indicato per chi manca di fiducia in se stesso e vive nell’ombra del “non mi sento all’altezza”. Dopo essere stati ignorati e illusi, è comune sviluppare l’idea di “non meritare di meglio” o di valere poco. Larch lavora proprio sull’autostima profonda: aiuta a recuperare la fiducia nelle proprie qualità e nel proprio diritto di essere amati in modo sano. Con il supporto di questa essenza, la persona ritrova il coraggio di rimettersi in gioco senza quel senso di inferiorità che prima la bloccava, sapendo di meritare rispetto e amore (e di poterne fare a meno, piuttosto che accontentarsi di briciole).
- PINE: È il rimedio per la colpa e l’auto-accusa. Chi viene lasciato senza spiegazioni spesso si sente in difetto e tende a darsi colpe inesistenti: “Se n’è andato, quindi IO devo aver fatto qualcosa di sbagliato”. Pine aiuta a sciogliere questo nodo di colpa irrazionale. Insegna ad essere più gentili con se stessi, a perdonarsi per eventuali errori (reali o presunti) e a comprendere che la responsabilità dell’abbandono non è automaticamente nostra. Libera dal peso del rimuginio autocritico, permettendo di guardare alla situazione con maggiore obiettività e di trattarsi con la compassione che riserveremmo a un caro amico ferito.
- CERATO: aiuta chi non si fida del proprio intuito e cerca continuamente conferme all’esterno. Dopo una delusione come il rimpiattinare, è facile ripensare a tutti i segnali premonitori che forse avevamo colto ma scelto di ignorare, magari perché illusi dalle parole dell’altro. Questo fiore insegna ad ascoltare quella vocina interiore, quell’istinto che spesso ci avverte quando qualcosa non va, e a dargli retta. Rafforzando la fiducia nel proprio giudizio. Ci permette di riconoscere sin dal principio comportamenti ambigui o irrispettosi, così da allontanarci per tempo da situazioni potenzialmente dolorose.
Essenze californiane (FES):
- BLEEDING HEART: Come suggerisce il nome (“cuore sanguinante”), questa essenza è specializzata nel lenire i dolori sentimentali più profondi. È indicata quando, a seguito di un abbandono, si prova un senso di vuoto devastante e si resta attaccati disperatamente alla persona che ci ha ferito. Bleeding Heart aiuta a calmare questo tormento emotivo e a liberarsi dall’attaccamento ossessivo. Non significa dimenticare o annullare l’amore provato, ma permette di lasciar andare l’altro senza sentirsi come se una parte di sé venisse strappata via. In pratica, questo fiore sostiene il cuore nel processo di guarigione e di distacco: la persona piano piano riesce a ritrovare completezza in se stessa, anche senza il partner che l’ha delusa.
- PINK YARROW: utilissima per proteggere chi è ipersensibile e tende ad assorbire le emozioni altrui come una spugna. Se hai subìto un tira-e-molla emotivo, probabilmente ti porti dentro non solo la tua sofferenza, ma anche la confusione e l’instabilità che l’altro ti ha trasmesso con i suoi comportamenti incoerenti. Pink Yarrow agisce come uno scudo energetico: aiuta a non farsi carico delle emozioni altrui, a distinguere ciò che proviene dall’altro da ciò che invece appartiene a te. In questo modo smetti di assorbire la negatività e il caos emotivo del “rimpiattinatore” e puoi concentrarti sulla tua guarigione, senza farti contaminare continuamente dal suo stato d’animo.
- GOLDEN YARROW: altra essenza preziosa per i sensitivi, ma con una sfumatura diversa. Indicata per chi, dopo essere rimasto ferito, tende a isolarsi troppo per proteggersi, oppure, all’estremo opposto, rimane troppo esposto e scoperto nella speranza di ricevere finalmente l’attenzione e l’affetto di cui ha bisogno. Questo rimedio insegna l’“apertura protetta”: aiuta a rimanere presenti nel mondo e aperti alle relazioni, ma al contempo a stabilire confini sani per non essere nuovamente feriti. In pratica, dona la capacità di bilanciare sensibilità e autodifesa: né corazza impenetrabile né vulnerabilità totale, ma un giusto mezzo che permette di stare con gli altri senza per questo sacrificare la propria sicurezza emotiva.
Essenze australiane (Australian Bush Flower Essences):
- ILLAWARRA FLAME TREE: per chi soffre intensamente la paura del rifiuto e dell’abbandono. Spesso il terrore di “non essere voluti” fa accettare qualsiasi condizione pur di non restare soli. Illawarra Flame Tree aiuta ad affrontare proprio questo timore: insegna che non essere scelti da qualcuno non significa valere di meno. Dona la forza di reagire al rifiuto senza crollare. In sostanza, aiuta a compiere scelte coraggiose che rispettino la propria dignità, anziché mendicare attenzioni da chi ci ha già mancato di rispetto.
- FRINGED VIOLET: per chi ha subìto un trauma emotivo e porta ancora le “cicatrici” nel proprio campo energetico. Dopo reiterati abbandoni o shock sentimentali, possiamo sentirci come scheggiati dentro: vulnerabili e costantemente in allerta, come se da un momento all’altro potessimo romperci di nuovo. Fringed Violet funziona come un balsamo rigenerante: ripara l’aura (l’involucro energetico che circonda il nostro corpo) dai traumi, ristabilendo una sensazione di protezione. È come una coperta calda che avvolge l’anima ferita, permettendole di sentirsi di nuovo al sicuro. Così la persona smette di rivivere continuamente il trauma e ritrova un senso di integrità e sicurezza interiori.
- SOUTHERN CROSS: Indicato quando ci si sente vittime delle circostanze e si tende ad incolpare il destino o gli altri per la propria infelicità. L’essenza incoraggia a uscire da questa mentalità di vittima impotente. Insegna a riconoscere la propria quota di potere e responsabilità: anche se non possiamo controllare le azioni altrui, possiamo sempre scegliere come reagire e quale direzione dare alla nostra vita. Con l’aiuto di questo fiore, la persona smette di piangersi addosso e riesce a riprendere in mano il timone, tornando protagonista attiva del proprio percorso (anziché spettatrice passiva degli eventi).
- FIVE CORNERS: Questo rimedio lavora in profondità sull’amor proprio e sull’accettazione di sé. Chi è passato attraverso l’altalena emotiva del rimpiattinare spesso ne esce con l’autostima a pezzi, sentendosi “non abbastanza” o poco amabile. Five Corners aiuta a ricomporre l’immagine frammentata di sé: rilancia la fiducia nelle proprie capacità e valorizza l’unicità della persona. Rafforzando l’amore per sé stessi, questo fiore rende anche meno disposti ad accettare trattamenti irrispettosi: quando riscopri quanto vali, non permetti a nessuno di farti sentire da meno.
Piccole pratiche di “igiene relazionale”
Accanto ai rimedi floreali, è importante anche agire concretamente per spezzare il circolo vizioso di queste dinamiche. Ecco dunque alcune pratiche di igiene relazionale da affiancare al percorso di guarigione emotiva:
In primo luogo nominare esplicitamente il comportamento riduce la confusione e ci restituisce un po’ di controllo sulla situazione. Se l’altra persona riappare dal nulla dopo un lungo silenzio, possiamo affermare con calma ma decisione il fatto che è sparito senza spiegazioni e ora si ripresenta come se nulla fosse, che sta giocando a “rimpiattinare”. Serve per mettere subito in chiaro che abbiamo riconosciuto il gioco e che non intendiamo assecondarlo tacendo.
In secondo luogo, dichiarare i propri confini e le proprie condizioni per riaprire il rapporto. Se decidiamo di dare all’altro la possibilità di spiegarsi, comunichiamogli chiaramente di cosa abbiamo bisogno: per esempio, capire le ragioni di quanto è successo e ricevere scuse sincere. In questo modo facciamo sapere che il ritorno non è accolto acriticamente, ma che occorrono spiegazioni e impegni concreti a non ripetere il comportamento. Allo stesso tempo, fissiamo sin da subito degli standard minimi di rispetto e trasparenza per il futuro (rispondere ai messaggi entro tempi ragionevoli, mantenere una comunicazione costante, evitare altre sparizioni, ecc.).
Terzo, gestire i propri tempi senza farsi travolgere dalla fretta. Quando il “rimpiattinatore” torna, la tentazione è di buttarsi subito a capofitto nella riconciliazione, complice il sollievo di non averlo perso. Invece è importante rallentare: prendersi il tempo di valutare le cose, non accorrere immediatamente a ogni chiamata o messaggio, e soprattutto osservare nel medio periodo se alle parole di pentimento seguono comportamenti coerenti. Verificare la costanza e la serietà dell’altro oltre la prima settimana di entusiastici buoni propositi è fondamentale: solo così possiamo capire se il cambiamento è reale oppure se, passato l’entusiasmo iniziale, il vecchio copione tenderà a ripetersi.
Infine, cercare supporto e alleanze fuori dalla relazione. Uscire da un loop emotivo così forte da soli può essere difficilissimo: è prezioso poter contare su un amico fidato, su un terapeuta, o anche solo sfogarsi tenendo un diario. Avere uno sguardo esterno che ci rimetta con i piedi per terra aiuta a spezzare l’incantesimo: le persone che ci vogliono bene possono ricordarci quanto valiamo davvero e sostenerci nel mantenere i propositi (ad esempio quello di non accettare un ritorno senza condizioni chiare). In pratica, crearsi una rete di sicurezza attorno impedisce all’aggancio emotivo di farci perdere lucidità, e ci dà la forza di proteggere il nostro benessere anche quando saremmo tentati di cedere per l’ennesima volta.
Concludendo: sii consapevole!
Dare un nome a un comportamento significa portare alla luce un gioco relazionale che tanti subiscono in silenzio, e così facendo iniziare a cambiarne le regole, e richiamare ciascuno alle proprie responsabilità, affinché si possano poi fare scelte più libere e sane.
Se, leggendo queste righe, ti riconosci (anche solo in parte) nel ruolo di chi sparisce e poi torna, non viverlo come una condanna personale: al contrario, prendilo come uno spunto di riflessione e cambiamento. Puoi lavorare su questi comportamenti e migliorare le tue relazioni. I rimedi floreali di cui abbiamo parlato (magari insieme a un percorso terapeutico mirato) possono sostenerti nel passare dall’evitamento alla presenza responsabile, aiutandoti ad affrontare le paure che ti portano a fuggire e a sviluppare più empatia verso chi ti sta accanto. Se invece sei tu ad aver subìto questo trattamento, ora hai qualche strumento in più per leggerlo e affrontarlo: hai una parola per definirlo (il che aiuta a vederlo con più distacco), puoi trovare nei fiori un sostegno per ricucire i tuoi confini e guarire le ferite, e soprattutto, puoi capire che rimettere te stesso al centro della tua vita affettiva non è egoismo, ma autodifesa.
In definitiva, le relazioni crescono e si rafforzano quando entrambi gli individui coinvolti scelgono di restare presenti. Possiamo provare paura o incertezza perché sono emozioni che fanno parte di qualunque legame autentico, ma restare in un rapporto vuol dire avere il coraggio di comunicarle, di chiarire i malintesi e di riparare insieme quando qualcosa si incrina.
Vuoi rimanere aggiornato? Iscriviti alla newsletter mensile "Fiori per l'anima"!
Se questo argomento è stato di tuo interesse e vuoi approfondirlo o trovare una soluzione personalizzata per te: Contattami
La floriterapia non è una terapia medica, non costituisce diagnosi e cura medica e non la sostituisce in alcun modo. Le essenze floreali non sono farmaci e non hanno alcun effetto biochimico sull'organismo, ma agiscono solo sugli stati d'animo a livello emozionale in quanto non contengono particelle attive. Tutti gli esperimenti di autocura, interruzione o di riduzione arbitraria del dosaggio di farmaci prescritti, condotti al di fuori del controllo medico, ricadono esclusivamente sotto la responsabilità di chi li effettua.