Conoscere e gestire la rabbia (Antonella Napoli)
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Immagine tratta da www.mindyouranger.com
Come ti arrabbi? Esprimi la rabbia in maniera più o meno violenta oppure la trattieni? Preferisci andartene via e sbollire, o affrontare la persona/la situazione che ti ha scatenato la rabbia? Come ti senti dopo avere sfogato la tua rabbia? Oppure se non la sfoghi e rimane dentro, cosa cambia in te?
Iniziamo a capire di cosa stiamo parlando. La rabbia è un’emozione primaria, innata, tant’è che si manifesta anche nei bambini molto piccoli e negli animali (mammiferi). Come tutte le emozioni primarie nasce per la conservazione della specie davanti ad una minaccia in una ipotetica situazione di reazione-azione attacco-fuga. È quindi utile per sbarazzarsi dell’oggetto che ha provocato la rabbia, cosa che può avvenire o attraverso la paura di quest’ultimo o provocando un violento attacco.
Nella società attuale, nell’uomo contemporaneo la rabbia si esprime quando vogliamo ottenere un cambiamento e nasce da:
- Frustrazione: ci sentiamo minacciati da attacchi fisici o verbali e questo si riflette anche nell’autostima, nella realizzazione di noi stessi, delusi, sotto stress; ci sentiamo traditi, criticati o odiati, sentiamo di avere fallito
- Ingiustizia: Attraverso le offese, la slealtà verso nostri principi o valori o abusi che vediamo fatti verso noi stessi o verso altri; l’essere abbandonati,
- Costrizione: contrattempi, qualcuno o qualcosa che ostacola e si oppone alla realizzazione di un nostro bisogno o che ci costringe a fare qualcosa contro la propria volontà;
La cultura e le regole sociali ci inibiscono e non ammettono la possibilità di arrabbiarsi, dando alla rabbia una connotazione negativa, disdicevole e socialmente inaccettabile. D’altro canto uno dei sette peccati capitali è proprio l’Ira.
La rabbia si manifesta allo stesso modo nelle espressioni facciali sia negli animali che in tutte le culture e in tutte le età: fronte e sopracciglia aggrottate, sguardo furioso, si protendono i muscoli facciali e si tende a digrignare o a volte mostrare i denti, come fanno gli animali per intimorire l’avversario, i muscoli si irrigidiscono per essere pronti a scattare, la pressione aumenta e fa diventare rosso il viso, la voce si intensifica ed assume un tono più stridulo e minaccioso, c’è una ipersudorazione. Siamo pronti a difenderci.
La rabbia ha molti modi di esprimersi: può partire dal fastidio, dall’irritazione, dall’impazienza, ma poi accrescere e accompagnarsi a disgusto, disprezzo, e manifestarsi in vari modi fino a degenerare.
Esiste una rabbia più attiva che può trasformarsi in furia esplosiva, e/o si esprime in comportamenti aggressivi (ad es. urlare, lanciare oggetti) e che in situazioni estreme può arrivare ad esiti negativi trasformandosi in violenza con discussioni accese, distruzione di proprietà o aggressioni fisiche.
La rabbia più passiva invece è trattenuta, internalizzata e diventa risentimento rancore. È una esperienza emotiva duratura e persistente, che si può esprimere attraverso diffamazione, ironie, calunnie e sabotaggio, sarcasmo tagliente, atti inconsapevolmente aggressivi (resistenze alle richieste, procrastinazione, fare azioni non volute come mettere il sale nel caffè, auto-sabotaggio come ritardi). Ma anche questa può arrivare ad esiti negativi perché si cova fino a diventare odio che viene espresso al momento opportuno, premeditandolo lungamente, oppure trasformandolo in sintomo corporeo (gastrite, ulcera, ipertensione ecc.)
Non è importante il modo di manifestare la rabbia, ma il fatto che debba essere “costruttiva” nel suo esprimersi, ed essere mirata al ripristino di una relazione e a modificare il comportamento dell’altro. Deve cioè essere utile per risolvere il problema e permettere l’autoaffermazione, ovvero permetterci di far valere le nostre ragioni e negoziare per i propri bisogni.
Nel momento, invece in cui la rabbia diventa “distruttiva”, crea sofferenza individualmente o sul piano interpersonale, compromette le relazioni sociali, spinge a compiere azioni dannose verso persone, cose o sè stessi, genera conseguenze negative, diventa un problema per noi, per le persone che ci stanno accanto e/o non ci aiuta a raggiungere un obiettivo che ci siamo prefissati.
UN AIUTO DALLA FLORITERAPIA
Come abbiamo visto, la rabbia si può esprimere e trasformare in diversi stati d’animo e comportamenti che possono fare soffrire noi stessi o gli altri. Con la floriterapia possiamo entrare nello specifico di ogni tipo di comportamento, per aiutare la persona a trovare il proprio equilibrio e tranquillità. Faccio un rapida carrellata sulle essenze floreali di vari repertori che hanno maggiore legame con la rabbia.
Iniziamo da quelle essenze di Bach che ci descrivono personalità in cui la rabbia è parte del loro temperamento e si manifesta in maniera differente:
- Con una impetuosità e impulsività che spesso si trasforma in irritabilità, impazienza, intolleranza e collera (IMPATIENS);
- Con sentimenti di vittimismo e autocommiserazione e particolare irritabilità nel momento in cui non si hanno le attenzioni cercate, gli altri non seguono i propri consigli (CHICORY, HEATHER);
- Una irascibilità dietro un’immagine di lotta per le ingiustizie (VERVAIN);
- Persone che subiscono o cercano di mantenere la situazione in equilibrio, ma che possono prima o poi esplodere o implodere (CENTAURY, AGRIMONY);
- Un bisogno di potere e comando che tende ad imporre il proprio volere diventando autoritario, dominatore, tirannico (VINE);
Ma non possiamo parlare solamente di aspetti del carattere. Ci sono anche diverse modalità di reagire e di esprimere questa emozione.
- Ci può essere una lunaticità che porta irritabilità umori variabili ed emozioni instabili, incapace di sciogliere le tensioni emotive (CHAMOMILE, PEACH FLOWER TEA TREE);
- La rabbia si trasforma in forti sentimenti negativi nei confronti degli altri con avversione, gelosia, rivalità (HOLLY; MOUNTAIN DEVIL);
- Diventa criticismo nei confronti di tutto e tutti (BEECH) con grande intolleranza (SLENDER RICE FLOWER);
- L’ostilità è mascherata dal cinismo dal biasimo (BABY BLUE EYES);
- Si perde il controllo improvvisamente per la troppa tensione o perché si è a lungo trattenuta e si esplode (CHERRY PLUM; SCARLET MONKEYFLOWER);
- Arroganza, autoesaltazione, egotismo eccessivo (SUNFLOWER).
- Si utilizzano parole taglienti, pungenti, sarcasmo, in maniera aggressiva facendo nascere liti e malintesi (CALENDULA; SNAPDRAGON; BLACK COHOSH);
- Siamo tesi come delle corde di violino anche a livello di muscolatura con contrazioni (LAVENDER, DANDELION);
- Siamo molto diffidenti nei confronti degli altri e rimaniamo sulle difensive aspettandoci di essere aggrediti (OREGON GRAPE);
- Il comportamento distruttivo è dovuto alla ribellione all’autorità (SAGUARO);
- Siamo eccessivamente aggressivi, competitivi, con atteggiamenti ostili e tendenti all’arroganza, all’eccessiva mascolinità (TIGER LILY);
- La collera, l’ostilità è utile per mantenere una distanza di sicurezza emotiva o ipersensibilità (POISON OAK).
Abbiamo visto che ci sono persone che non sanno esprimere la rabbia, la trattengono,
- la reprimono e nasce amarezza, risentimento, sentirsi vittime delle circostanze della vita (WILLOW, SOUTHERN CROSS; DAGGER HAKEA);
- non riescono a consapevolizzarla (BLACK EYED SUSAN);
- rimane nascosta nel profondo e deve essere sfogata, soprattutto quando si mostra una iperemotività o una falsa emotività (FUCHSIA)
E infine la rabbia può essere rivolta verso se stessi, sentendosi non all’altezza, avendo un atteggiamento autodistruttivo, di non perdono dei propri errori e quindi di negazione dell’amore (CRAB APPLE; PINE; BILLY GOAT PLUM; STURT DESERT ROSE, HOLLY, MOUNTAIN DEVIL).
La floriterapia ci è di grande aiuto, ma esistono altre tecniche che possono facilitarci nella gestione e nel superamento di questa emozione.
Organizzo dei Workshop pratici dove approfondiamo l’argomento. ContattamiArticolo scritto da dr.ssa Antonella Napoli
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La floriterapia non è una terapia medica, non costituisce diagnosi e cura medica e non la sostituisce in alcun modo. Le essenze floreali non sono farmaci e non hanno alcun effetto biochimico sull'organismo, ma agiscono solo sugli stati d'animo a livello emozionale in quanto non contengono particelle attive. Tutti gli esperimenti di autocura, interruzione o di riduzione arbitraria del dosaggio di farmaci prescritti, condotti al di fuori del controllo medico, ricadono esclusivamente sotto la responsabilità di chi li effettua.